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Soknopaiou Nesos - Report 2009



Rapporto dei Direttori sulla Campagna di scavo 2009

La Missione Archeologica del Centro di Studi Papirologici dell’Università del Salento, Lecce, diretta da Mario Capasso e Paola Davoli, ha svolto la Settima Campagna di Scavo a Dime (El-Fayyum), l’antica Soknopaiou Nesos, dal 11 ottobre al 23 novembre 2009.

Alla Missione hanno inoltre partecipato Stefania Alfarano (assistente di scavo), Carolin Arlt (demotista, Würzburg Universität), Alessia Armillis (studente), Mirjam Bruineberg (supervisor), Clementina Caputo (disegnatrice e ceramologa), Mohammed Barakat (assistente dei direttori), Mohammed Ahmed (restauratore), Antonella Longo (papirologa), Giuseppe Alvar Minaya (supervisor), Simone Occhi (topografo), Elvira Pisanello (schedatrice e papirologa), Borna Scognamiglio (studente), Ashraf Senussi (disegnatore della ceramica), Martin Stadler (demotista, Würzburg Universität), Aly Taha (Centro Italo-Egiziano di Restauro, Cairo), Stefania Trizza (assistente di scavo). Il Supreme Council of Antiquities è stato rappresentato dagli ispettori Mustafa Feisal Ameda e Mohammed Regay.

La Missione ringrazia il prof. dr Zahi Hawass Presidente del Supreme Council of Antiquities, il Direttore Generale delle Missioni Straniere Ibrahim Mohammed, il Direttore del Medio Egitto Abd el Rahman el Aidi e il Direttore dell’Ispettorato delle Antichità del Fayyum Ahmed Abd el-Aal Mohammed per il sostegno ricevuto nel corso del lavoro. Essa inoltre esprime la sua gratitudine sia al cav. Luca Trombi, che, come ogni anno, ha assicurato alla Missione un generoso e fondamentale sostegno finanziario, sia ai sostenitori della “Associazione Culturale Soknopaiou Neseos Project”. Un particolare ringraziamento va anche alla sezione archeologica dell’Istituto Italiano di Cultura al Cairo diretta dalla dr R. Pirelli, che ha curato i rapporti con il Supreme Council of Antiquities.

 

 

Lo scavo 2009

La Campagna di scavo si è svolta all’interno del grande recinto templare, nell’area situata al centro del temenos. È terminato lo scavo delle stanze del tempio dedicato al dio Soknopaios (ST 20) 1, costruito in epoca tolemaica. Le stanze indagate si trovano ad est del naos ed erano utilizzate rispettivamente come cappella laterale (ambiente EE) e come scala segreta (FF) di accesso ad una cripta (GG) nascosta sotto al pavimento della stanza EE. Alla cappella (2,66 x 2,57 m) si aveva accesso dal “corridoio misterioso” V. Essa si conserva 2 per un’altezza di 90 cm ed è completa del pavimento originale costruito con lastre di calcare giallo. Una lacuna nel pavimento corrisponde alla cripta sottostante (GG, 81 x 76 cm, h 95 cm), ben conservata e mancante solo del pavimento e del soffitto. La cripta era accessibile attraverso una piccola apertura alla base della scala FF, chiusa in origine con tre blocchi, di cui almeno due rimovibili e basculanti 3. La scala, larga 72 cm e lunga 3,09 m, conserva quattro gradini; ad essa si accedeva per mezzo di una botola ricavata nel pavimento del piano superiore.

 

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Si è cominciato lo scavo del lato esterno orientale del tempio. L’area era ingombra di blocchi, architravi, vari elementi architettonici del tempio stesso e di detriti derivati dallo smantellamento delle strutture murarie. È stata liberata un’area lunga 29,60 m, larga 5,40 m, per uno spessore di circa 2 m. Al di sotto dei detriti si è conservato parzialmente uno strato antropico di frequentazione di epoca Tardo Antica o Bizantina, con presenza di anfore di tipo Late Roman 7. Il pavimento originale, costituito da lastre di pietra, non si è conservato nel tratto scavato.

Il paramento esterno del tempio 4 è realizzato a bugnato decorativo (rustica masonry), come la facciata dello stesso edificio. Alla base è stato addossato un rivestimento alquanto insolito costituito da sei corsi di blocchi di calcare grigio-violaceo, la cui faccia a vista è ben levigata e rastremante verso l’alto. Il corso superiore termina con una superficie leggermente convessa. Tale rivestimento aveva certamente una funzione decorativa ma anche probabilmente protettiva della parte bassa dei muri soggetti ad erosione.

Dal momento che si sono resi necessari il restauro e la ricomposizione dei pavimenti della stanza A del tempio ST 20 e del cortile ad esso antistante (C 1), sono stati effettuati due saggi esplorativi al di sotto di essi. È stato possibile accertare la tecnica di posa in opera del pavimento della stanza A: su uno strato di sabbia di fondazione è stato allettato un corso di blocchi di calcare giallo, a secco, orientati Nord-Sud. Su questi è stato steso uno spesso strato di calce bianca legante misto a detriti, su cui sono state posizionate le lastre in calcare grigio del pavimento, tutte con orientamento Est-Ovest. Un antico restauro era stato posto in opera nei pressi della soglia.

Il saggio realizzato nel cortile in una buca scavata nel 2005 e di nuovo nel 2007 da scavatori clandestini ha permesso di indagare la complessa stratigrafia sottostante il pavimento del cortile (C 1) di fronte al tempio: sono stati posti in luce tre muri in mattoni crudi pertinenti ad una struttura (ST 204) al momento non meglio precisabile, al cui interno sono state riconosciute due fasi pavimentali 5. Tale edificio era stato costruito in appoggio al muro settentrionale del tempio tolemaico ST 18 ed era dunque attivo prima della costruzione del secondo tempio ST 20, del suo cortile C 1 e anche della realizzazione della porta Nord di ST 18. La stratigrafia rinvenuta nel saggio è costituita da detriti derivati dalla distruzione dell’edificio ST 204, utilizzati per innalzare il piano di calpestio nell’area e come riempimento della parte bassa delle stanze di ST 204. Tale riempimento, costituito da mattoni crudi e intonaco, è stato tagliato da due fosse di fondazione: la prima per la realizzazione della soglia e della porta Nord di ST 18, resasi necessaria al momento dell’ampliamento del tempio verso Nord (ST 20); la seconda relativa alla fondazione della struttura di servizio ST 23.

Sono state individuate almeno due stanze dell’edificio, di cui una rivestita con uno spesso intonaco di calce dipinto in giallo 6. Una fase di costruzione precedente a ST 204 è testimoniata dalla presenza di un muro in mattoni crudi, di cui sopravvivono solo tre corsi per una lunghezza di circa 1 m. La struttura ST 204 è certamente coeva o di poco posteriore al tempio ST 18 a cui si appoggia, tuttavia tra i pochi materiali rinvenuti nessuno fornisce indicazioni precise sulla loro datazione, da collocarsi comunque in epoca tolemaica.

 

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Nel corso del survey topografico sono state identificate aree di discarica antiche e altre relative a scavi effettuati in passato, tra le quali quelle della missione tedesca diretta da F. Zucker e W. Schubart nel 1909 e 1910. In particolare quelle relative allo scavo dell’area ad Ovest del temenos si collocano in un avvallamento, la cui natura è di particolare interesse per la comprensione della topografia dell’area. Qui infatti si supponeva potesse essere presente una apertura dell’insediamento verso Ovest. Si è pertanto deciso di iniziare l’indagine anche in quest’area 7. Sono state tagliate due trincee: la prima (Saggio 2, m 5,20 x 6,50) in una delle discariche Zucker, la seconda (Saggio 3, m 4,50 x 6) immediatamente ad Ovest di due edifici già denominati SN 29 e SN 33. È stato così possibile accertare che la duna perimetrale occidentale del sito era in questo punto più bassa e più stretta che altrove. La discarica Zucker, profonda almeno 1,80 m, ha restituito numerosi ostraka, di cui 27 demotici, uno greco e 1 figurato sfuggiti evidentemente ai papirologi tedeschi. Il secondo saggio ha rivelato un insabbiamento naturale nella sua parte alta, non toccato da scavi precedenti e coperto da una seconda discarica Zucker. Al disotto di tale antico insabbiamento è stato rinvenuto un deposito organico dello spessore di 1,70 m, derivante probabilmente da successivi e ravvicinati scarichi di depositi organici da cortile. In esso si segnala la presenza di cenere, carboncini ma soprattutto di paglia e coproliti animali. Tale deposito si appoggia ai muri perimetrali delle case SN 29 e 33, che sono stati esposti per un’altezza di 3,70 m e costruiti con lastre di pietra locali. Solo la parte alta dei muri era in mattoni crudi, oggi conservati per soli tre corsi. I materiali provenienti da questo saggio suggeriscono una datazione del deposito organico all’epoca tolemaica.

Tra gli oggetti rinvenuti nel corso della Campagna si contano in totale 40 ostraka demotici, 6 ostraka greci 1 figurato e 2 copti 8, 11 frammenti di papiri greci e demotici, un rotolo-amuleto ancora chiuso e contenente una figura magica costituita da due così detti rami di palma stilizzati 9, già rinvenuta in molti altri rotoli-amuleti da Soknopaiou Nesos. Un frammento di epigrafe in demotico, scolpita su un mobile in calcare grigio del tempio, è stato rinvenuto lungo il lato orientale di ST 20. Tra i materiali degni di nota vanno segnalati inoltre un pendente in faïence raffigurante Bes 10, una statuetta in bronzo di leopardo 11, vari frammenti di statue, tre doccioni dal tetto del tempio, parti architettoniche pertinenti alla scala orientale N e ad una o più finestre a bocca di lupo del tempio stesso.

 

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Il restauro 2009

Anche quest’anno si è proceduto a restaurare oggetti rinvenuti nel corso delle precedenti campagne di scavo e conservati nel Magazzino del SCA a Kom Aushim e parti del tempio ST 20.

Mohammed Ahmed ha continuato il restauro della sfinge rinvenuta lungo il dromos nel 2007 12. Si tratta di un restauro particolarmente complesso, dal momento che la sfinge fu rinvenuta frantumata in moltissimi pezzi, spesso di centimetriche dimensioni. Il restauro sta consentendo di recuperare in pieno un importante monumento, la cui presenza contribuisce a spiegare il nome moderno del sito. Al tempo stesso esso testimonia il carattere monumentale della strada sacra che dalla periferia Sud conduceva all’ingresso del tempio principale. Sono inoltre stati puliti e restaurati numerose tavole di legno stuccato e dipinto, oggetti in bronzo, tra cui monete e ami da pesca, e sono stati consolidati i frammenti di intonaco con iscrizioni dipinte in demotico rinvenuti nel corso dello scavo.

Aly Taha ha proseguito il consolidamento di alcune cornici a toro del tempio ST 20, ricollocandole nella posizione originale per mezzo di perni in rame e di Paraloid 50% 13. È stato inoltre restaurato il pavimento della stanza ST 20 A, che era stato in parte divelto e distrutto da un intervento di scavatori clandestini nel 2007 14. È stata quindi ripristinata la sottofondazione in blocchi di calcare e sabbia, su cui sono state collocate lastre pavimentali in calcare grigio e giallo secondo l’originale assetto. Il pavimento del cortile C 1 è stato ripristinato con lastre pavimentali in calcare grigio, così come era in origine. Le lastre sono state collocate su uno strato di sabbia pulita e fissate con malta di gesso e sabbia 15.

 

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Una accurata analisi delle condizioni dei templi e del recinto del temenos è stata fatta dal dr Nicholas Warner in vista dell’impianto di un organico progetto di salvaguardia e restauro dell’intero complesso templare da sottoporre al Supreme Council of Antiquities e da realizzare nel corso dei prossimi anni.